lunedì 8 febbraio 2010

Bologna-Milan 0-0

MilAnchilosato
Prosegue lo stentato e incerto cammino dentro al tunnel nel quale siamo entrati dopo il derby.
Leonardo, che nella conferenza stampa della vigilia aveva denunciato un inconsueto nervosismo, mette in campo, ancora una volta, un solo attaccante per bucare la difesa a nove del Bologna ... come provare ad attaccare le stanze blindate di Fort Knox armati di una forcina ...

Forse ho capito in cosa consiste "sbagliare l'approccio alla partita" ... probabilmente significa iniziare la gara in inferiorità numerica, nel caso di ieri in doppia inferiorità numerica viste le controprestazioni offerte da Seedorf e Dinho, due degli uomini che dovrebbero fare la differenza a nostro vantaggio.
Mi chiedo se il nervosismo di Leonardo, cui accennavo prima, non fosse dovuto alla consapevolezza di "dover" mettere negli undici di partenza due giocatori dei quali conosceva fin troppo bene la condizione fisica diciamo approssimativa.
Se invece Leonardo operasse le proprie scelte in perfetta autonomia, sorge un dubbio sulle sue capacità di valutare quali giocatori, in allenamento, siano quelli che offrono maggiori garanzie sul piano atletico.

La prima palla gol che riusciamo a produrre è la traversa scheggiata dal Dinho al 57', quasi un'ora di gioco per creare il primo pericolo contro una squadra che si difende in nove. Forse il punto cruciale consiste nel limitato potenziale offensivo dovuto al fatto di schierare una sola punta, difetto evidenziato già nel derby giocato addirittura in superiorità numerica per un'ora abbondante.
Domenica scorsa abbiamo incontrato le stesse difficoltà contro il Livorno e ieri si è chiuso il cerchio con l'ennesima dimostrazione.
Quasi certamente, oltre all'unica punta, anche l'assetto tattico proposto da Leonardo ha contribuito a rendere asfittica la manovra e scarsa la pericolosità del gioco. A rigor di logica, per allentare le maglie di una difesa così affollata sarebbe necessario allargare il più possibile il gioco per attirare fuori i difensori avversari e, con due attaccanti in area, cercare di ripristinare un minimo di equilibrio numerico tra attaccanti e difensori. La ricetta si chiama 4-4-2, modulo schierato dopo l'uscita di Seedorf e l'inserimento di Huntelaar, anche se la presenza di Ronaldinho sulla sinistra non ha permesso al modulo stesso di esprimere compiutamente le sue potenzialità. Nell'ultimo quarto d'ora, giocato con Beckham a destra e Mancini a sinistra, la situazione è ancora migliorata, ma ormai era troppo tardi.
Affrontare una simile difesa con giocatari dalle caratteristiche di Seedorf e Dinho, invece, significa accentrare troppo il gioco e favorire chi si difende, che, in questo modo, ha la possibilità di aumentare la densità al limite dell'area e rendere estremamente difficile sia lo sfondamento centrale (uno contro uno o triangolazione) che la creazione dello spiraglio per il tiro da fuori.

Credo che l'assenza di Pato renda inefficace il 4-2-1-3 e che sia necessario trovare la forza ed il coraggio, come dicevo nel post precedente, di operare le proprie scelte in base allo stato di forma dei giocatori e non al nome che portano, ed avere l'umiltà per variare il modulo di gioco se la situazione lo impone.
Venerdì, contro l'Udinese, è l'ultima occasione per cercare di ritrovare un pò di fiducia prima della sfida di Champions contro un Manchester Utd in salute. Mi auguro che Pato possa testare le sue condizioni fisiche contro i friulani per valutare un suo possibile utilizzo contro gli inglesi, ma mi auguro anche che Leonardo consideri attentamente sia quale modulo adottare che quali interpreti utilizzare.
Da ultimo verrei fare i complimenti e dare un caloroso bentornato a Daniele Bonera, giocatore che ci è mancato molto e che, finalmente, dà una dimensione diversa al pacchetto dei nostri difensori centrali.

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