mercoledì 13 gennaio 2010

Stand-By

MilAntifona
E' un momento decisamente favorevole per il Milan.
Dopo l'estate più drammatica (a parte calciopoli), controversa, enigmatica, discussa, contestata dell'era Berlusconi...e dopo un inizio di stagione preoccupante viste le partite di preparazione e le prime uscite ufficiali, quando all'orizzonte si prospettava una fine ingloriosa quanto apparentemente inevitabile...tutto comincia a girare per il verso giusto, improvvisamente sembra che (quasi) tutte le scommesse siano state vinte, che tutti gli azzardi abbiano dato esito positivo.
Il cambio di rotta societario messo sul tavolo come un fatto compiuto senza nè annunci nè spiegazioni ai tifosi, sembrava preludere ad un ridimensionamento delle prospettive e degli obiettivi del club; cedere "il gioiello di famiglia" per risanare il bilancio approfittando delle munifiche offerte del neo (ed ex) presidente del Real Madrid anzichè smerciare un certo numero di pezzi di bigiotteria per ottenere il medesimo risultato, ha consentito ai responsabili del mercato di non dover andare alla ricerca di troppi giocatori, cosa che avrebbe reso impossibile l'obiettivo di bilancio.
Per rinfrescare una rosa piuttosto usurata si è ricorso ad innesti, sulla carta, di basso profilo come i rientri dai prestiti (Storari, Oddo, Abate e Di Gennaro) e i parametri zero (Onyewu), investendo tutto il budget a disposizione (15 mln) su un giocatore rivelatosi (al momento) inutile.
Il cacciatore olandese è arrivato perchè Borriello non dava garanzie dal punto di vista fisico e la cifra disponibile da investire sul mercato ha costretto la dirigenza a rinunciare al terzino (Cissokho) che sembrava la priorità, per l'attaccante, con un evidente deficit di comunicazione anche all'interno dello stesso gruppo dirigente.
Tutte queste strategie hanno prodotto operazioni che si sono realizzate nel silenzio più totale nei confronti dei tifosi, i quali sono rimasti prevedibilmente disorientati tanto dalla forma quanto dalla sostanza.
Anche la scelta della nuova guida tecnica ha generato nella tifoseria, ma anche nei media, la sensazione che si trattasse di un compromesso tra l'esigenza di risparmiare e la necessità di cambiare fisionomia alla squadra senza, però, dare troppi scossoni allo spogliatoio e, contemporaneamente, preservare un senso di continuità con il recente passato.
Si è fatto in un certo senso un salto nel buio, e per non precipitare nel baratro era necessario vincere alcune scommesse: la scelta di Leonardo, il recupero di Nesta, la verifica delle condizioni di Borriello, gli innesti di Thiago Silva e Huntelaar, l'affidabilita dei giovani, la tenuta fisica ed agonistica della vecchia guardia, il definitivo salto di qualità di Pato e lo stesso Ronaldinho reduce da un pessima seconda metà della scorsa stagione.
La maggior parte di queste scommesse sono (ad oggi) state vinte.
Credo che se il 21 agosto, alla vigilia della prima gara ufficiale, avessero chiesto a Galliani di mettere la firma sulla situazione attuale, ci avrebbe messo un nanosecondo a farlo.
A questo proposito va dato merito alla dirigenza per non avere perso la testa dopo l'inizio obiettivamente sconfortante e per avere sempre difeso Leonardo.
Non oso immaginare dove saremmo oggi se dopo Atalanta-Milan, come sperato da molti, fosse stato allontanato l'allenatore.
In definitiva penso che la dirigenza, in questa stagione, si sia messa in stand-by...il primo obiettivo era il pareggio di bilancio, il secondo un piazzamento nelle prime tre in campionato ed il terzo fare più strada possibile in Champions, il tutto con la consapevolezza di rischiare "l'annus horribilis" con tutte le conseguenze che ne sarebbero derivate.
Al momento attuale è stato raggiunto solo il primo obiettivo, ma ci siamo messi nelle condizioni di raggiungere anche gli altri due.
La domanda che mi pongo è: questa stagione ha inaugurato un nuovo corso che non prevede necessariamente di essere competitivi per i massimi traguardi e "vivacchiare" fino "all'esaurimento naturale di questa classe dirigente", o si è trattato di una specie di anno sabbatico imposto da situazioni contingenti?
Probabilmente, come sempre, la verità stà nel mezzo.
Ciò che si desume dalla nuova impostazione politica sul settore giovanile, è che la filosofia del "vincere subito con campioni esperti anche se costosi e datati" si sia trasformata in una molto più simile a quella dell'Arsenal di Wenger, cioè puntare su giovani e giovanissimi di grande prospettiva con l'intento di farli crescere in casa e tornare a vincere nel medio periodo tenendo d'occhio il bilancio ed evitando alla proprietà i continui ripianamenti diventati insostenibili a causa tanto della situazione economica generale quanto dei variati rapporti di forza all'interno della famiglia.
Naturalmente siamo solo al 13 gennaio, e questa specie di bilancio fotografa la situazione del momento, le somme si potranno tirare solo a fine maggio, ma è evidente che le prospettive sono decisamente cambiate rispetto a qualche mese fa.

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