sabato 9 gennaio 2010

Fair-Play


A volte, nel calcio, si verifica un episodio che potrebbe/dovrebbe offrire l'occasione, a chi di dovere, di porre rimedio a situazioni che generano disparità e ingiustizie.
Intendo riferirmi al clamoroso episodio del (doppio) tocco di mano di Henry in occasione della gara di ritorno dello spareggio mondiale tra Francia e Irlanda.
Se ne è parlato per giorni su tutto il globo terracqueo, ogni persona dotata di buonsenso è concorde nel ritenere un'ingiustizia per gli irlandesi e un premio immeritato per i francesi la qualificazione di questi ultimi alla fase finale del mondiale nonostante un simile vizio di lealtà sportiva.
Questo è stato solo l'ultimo caso, amplificato a dismisura dall'importanza della posta in palio e dall'evidenza clamorosa dell'episodio, ma non sarà sicuramente l'ultimo.
Nel calcio esiste la mentalità e la cultura del raggiungimento dell'obiettivo a qualsiasi costo, in spregio a lealtà e spirito sportivo e, sino a che gli organi dirigenti di questo mondo (Fifa e federazioni continentali) non decideranno finalmente di dare un segnale di buona volontà, le cose continueranno ad andare avanti in questo modo.
Certi appelli al fair-play, fatti prima delle maggiori manifestazioni calcistiche internazionali, hanno sempre più un sapore di ipocrisia.
La mia (vana) speranza era che la Fifa prendesse spunto da questo episodio per codificare sanzioni a carico di giocatori e società (o federazioni nazionali) per quei casi nei quali un comportamento antisportivo provocasse un danno grave all'avversario.
Partendo dal presupposto che l'episodio deve essere assolutamente incontrovertibile (come nel caso Henry) non credo che si possano trovare grosse difficoltà nello stabilire che se un giocatore, per fare alcuni esempi, segna o fa segnare un gol dopo un fallo di mano (o di qualsiasi altro genere), guadagna un rigore (o provoca una sanzione disciplinare ai danni di un avversario) dopo una simulazione, o qualsiasi episodio che penalizzi l'avversario dopo un comportamento antisportivo, venga punito a posteriori utilizzando lo strumento della prova televisiva, con una squalifica di x giornate al giocatore e una penalizzazione (o sconfitta a tavolino) alla società di appartenenza del giocatore stesso.
Forse qualcuno può pensare che una normativa di questo tipo sia difficilmente applicabile e/o che potrebbe tenere costantemente sub judice campionati nazionali e manifestazioni internazionali di varia natura, ma sono convinto che questa soluzione porterebbe ad una "autocorrezione" nei comportamenti dei protagonisti.
Certamente spesso è l'istinto a spingere i calciatori a tentare la furbata, ma sapendo di essere passibili di squalifiche ed essendo coscienti di poter provocare un danno alla loro squadra, sarebbe sufficiente ammettere l'irregolarità commessa per non subìre alcun provvedimento sul campo, trasformando in una normale prassi comportamenti di fair-play che attualmente, quando si verificano, vengono considerati dai media come veri e propri miracoli di onestà.
In questo modo, in un arco di tempo accettabile, i casi di applicazione di questa normativa si ridurrebbero drasticamente riportando alla normalità tutto il movimento calcistico con conseguenze positive sulla mentalità dei giocatori e, aspetto tutt'altro che trascurabile, togliendo elementi di tensione alle tifoserie.

Nessun commento:

Posta un commento

Non è stata attivata nessuna moderazione dei commenti.
L'amministratore del blog, però, si riserva di cancellare tutti quei commenti che dovessero violare le leggi vigenti.