lunedì 4 gennaio 2010

Il Gaùcho di Porto Alegre

MilanDinho
Il mio rapporto (da tifoso) con Ronaldinho non è mai stato ottimo. In qualche modo ho la tendenza a mettere in relazione il suo arrivo con la partenza, un anno più tardi, di Ricardino Kakà.
Non so se Dinho sia la causa dell'addio a Kakà, se la cessione di Ricky al Real sia un effetto collaterale imprevisto e/o imprevedibile o se non esista alcun legame tra un evento e l'altro, ma questo tarlo continua a scavare gallerie nella mia testa.
Quando ancora si prospettava solo l'eventualità dell'ingaggio del Gaùcho, temevo che il suo arrivo potesse provocare una destabilizzazione dello spogliatoio, temevo una incompatibilità tattica e personale tra i due brasiliani e temevo che rappresentasse la (Dinho) carota che precede la (Kakà) bastonata.
Un'ulteriore preoccupazione derivava dalle parole dell'allora Mister rossonero Ancelotti, che con la consueta dose di ironia fece capire che avrebbe apprezzato maggiormente un centravanti fisico piuttosto che un "trecante".
Ronaldinho è stato un giocatore fantastico fino alla fine del 2006 e me lo sono goduto da "simpatizzante" del Barça, poi ha trascorso un periodo molto difficile nell'ultimo anno e mezzo in Catalunya, vissuto tra infortuni, polemiche sulla sua vita privata, contrasti con l'allenatore, con alcuni compagni di squadra e con parte della tifoseria.

Il suo primo anno al Milan può essere diviso in due parti: nella prima, fino alla pausa natalizia, il suo apporto alla causa si può definire sicuramente positivo. Nonostante la partecipazione all'Olimpiade e la conseguente approssimativa preparazione fisica, le sue prestazioni sono buone e l'apporto in fase realizzativa consistente. Sicuramente somiglia poco al miglior Ronaldinho visto a Barcellona, ma riesce a scaldare qualche cuore piuttosto freddo nei suoi confronti come in occasione del derby vinto con un suo gol, o, in Coppa Uefa, con la rete a tempo scaduto contro lo Sporting Braga e quella su punizione a Portsmouth che dà il via alla rimonta per il pari finale.
Il suo score, nei primi quattro mesi, è di 9 gol (2 su rigore, 3 su punizione e 4 su azione) e 3 assist.
Quest'anno, nello stesso periodo, ha al suo attivo 5 gol (4 su rigore e 1 su azione) e 8 assist.
Forse sarà un caso o forse no, ma con il modulo Leonardo sembra avere assunto maggiormente la funzione di suggeritore piuttosto che quella di realizzatore. Le "azioni decisive" sono 13 contro le 12 dello scorso anno, ma, visto che è l'omologo di Pato nel disegno tattico di Leonardo, da un attaccante esterno ci si può aspettare qualcosa di più di un gol su azione in quattro mesi abbondanti.
Naturalmente uno come il Dinho è il cassico giocatore che divide in due la tifoseria, riducendo al minimo le zone grigie. I suoi sostenitori affermano di essere molto soddisfatti dalle giocate che spesso mostra in campo e dall'apporto costituito dai suoi assist, mentre gli ipercritici avanzano la pretesa che un ex pallone d'oro di 29 anni deve e può fare molto di più. Io tendo "leggermente" verso il secondo partito.
Nella seconda parte della scorsa stagione, il contributo del Gaùcho si riduce notevolmente, sia in termini di quantità (presenza in campo) che di qualità. A parte un infortunio che lo tiene fuori per circa un mese, Ronaldinho gioca solo spezzoni di partita, qualcuno dà la colpa di questo ridotto utilizzo ad Ancelotti che, per qualche misterioso motivo, lo spedisce in panchina; qualcun'altro sostiene che Ancelotti non lo manda in campo per le precarie condizioni fisiche del brasiliano. Fatto stà che da gennaio a maggio il bilancio è di solo un gol e due assist.
Una tabella rende bene l'idea di questa inversione di tendenza:


Qualcuno avrà timore di un ripetersi della brutta seconda parte di stagione dello scorso anno, ma credo che la prospettiva di partecipare al mondiale indurrà Ronaldinho ad impegnarsi al massimo per convincere Dunga a portarlo in Sudafrica, e il feeling che lega Leonardo al suo connazionale farà il resto.
C'è un ultimo aspetto da considerare. In questi giorni di vacanza, dal Brasile sono sorte voci di un interessamento da parte di alcuni club brasiliani (Botafogo in testa) per un eventuale ritorno in patria del Dinho. Le interpretazioni possono essere diverse: potrebbe essere un messaggio alla dirigenza del Milan che, magari, stà un pò tentennando su un'ipotesi di prolungamento del contratto (attualmente giugno 2011); potrebbe essere una delle frequenti bufale che circolano quando non c'è molto da scrivere sui giornali, oppure qualche semplice contatto per sondare la disponibilità dell'entourage del giocatore ma senza che esista un piano ben preciso.
Va, però, presa in considerazione anche la possibilità che il ritorno in Brasile di Ronaldinho sia un'ipotesi con qualche fondamento. Dopo gli apripista Adriano e Ronaldo, anche l'ormai trentenne Dinho potrebbe trovare affascinante la prospettiva di tornare nel caldo clima brasiliano dopo avere, forse, disputato i mondiali con la sua nazionale.

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