domenica 4 luglio 2010

Legna da Ardere

Lo scorso anno la Lega Calcio propose l'ampliamento del numero di extraue provenienti da federazione estera da due a tre, con la ratio di ridurre il gap che divide il campionato italiano dagli altri tornei continentali che non hanno alcuna limitazione di questo genere.
Prima della "genialata" partorita dalla F.I.G.C. nella riunione dell'altro giorno il regolamento prevedeva la possibilità di sostituire due extra in uscita dall'Italia con altrettanti giocatori provenienti da federazione estera, ferma restando la possibilità di tesserare un numero illimitato di extraue già presenti nel campionato italiano.

La riduzione da due a uno di questa fattispecie di giocatori ha lo scopo, secondo la cervellotica teoria di Abete & C., di dare una spinta allo sviluppo dei vivai, decisione presa sull'onda emotiva della debacle azzurra ai mondiali, ma priva di qualsiasi sostegno da parte della logica e del buon senso.
Questa decisione, in realtà, avrà l'effetto di mettere ulteriormente in difficoltà le squadre italiane nelle competizioni europee, ma non porterà alcun vantaggio ai vivai delle nostre squadre.
Come affermato dal Presidente di Lega Beretta, questo provvedimento impedirà l'arrivo in Serie A di soli 12 giocatori, sicuramente non un toccasana per i vivai italiani.

Inoltre sarebbe opportuno che queste modifiche regolamentari venissero decise a bocce ferme.
Anche senza entrare nel merito di questa novità, sarebbe stato corretto farla entrare in vigore a partire dalla prossima stagione, dato che la campagna acquisti è già iniziata da tempo.
A questo proposito serebbe interessante sapere se questi lungimiranti dirigenti abbiano verificato che nessuna squadra abbia già cambiato due extra, eventualità che creerebbe una disparità di trattamento inammissibile.

Nel frattempo il regolamento permette a qualsiasi squadra italiana, in linea teorica ma (vedi Inter) anche pratica, di tesserare anche una intera rosa senza neanche un giocatore utilizzabile nella nazionale italiana, a dimostrazione della assoluta insostenibilità delle ridicole motivazioni di Abete (e Campana).

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