Chiusa amaramente la parentesi dedicata alle nazionali, ritornano finalmente campionato e coppe europee.
Dopo il deludente pareggio ottenuto in Irlanda del Nord dai ragazzi di Prandelli e la brutta eliminazione dell’Under 21 di Casiraghi (con allegata mancata qualificazione alle prossime Olimpiadi di Londra), abbiamo assistito allo sconcertante spettacolo messo in scena dagli ultranazionalisti serbi martedì scorso a Genova (e qualcuno si ostina a chiamarli “tifosi”).
Ma cambiamo argomento ... l’incontro che questa sera opporrà a San Siro Milan e Chievo è la prima di una serie di quindici partite in due mesi che si chiuderà con la pausa natalizia, una sequenza di incontri di determinante importanza per portare la squadra ai vertici della classifica della Serie A e per ottenere la qualificazione agli ottavi di Champions League.
Martedì saremo impegnati a Madrid in un confronto di prestigio e di grande importanza, ma sarà necessario cominciare a pensarci da domenica mattina, oggi dobbiamo concentrarci esclusivamente sulla sfida con i veronesi.
In questo scorcio di stagione si giocherà spesso ogni tre giorni, gli intervalli di una settimana tra una partita e l’altra saranno quattro. Allegri (facendo i debiti scongiuri) ha praticamente a disposizione l’intera rosa ed è auspicabile fare ricorso al turn-over, una pratica poco utilizzata al Milan in questi ultimi anni.
Ci sono due ordini di motivi che consigliano al Mister l’utilizzo di questo strumento: preservare i soggetti più a rischio da infortuni più o meno lunghi, e coinvolgere il maggior numero possibile di giocatori facendoli sentire parte integrante del progetto.
Osservando i dati relativi alle prime otto partite stagionali salta all’occhio il fatto che Andrea Pirlo non abbia saltato neanche un minuto, mentre Flamini, pur infortunato all’inizio della stagione, somma tre presenze per un totale di 97 minuti. Con il recupero di Ambrosini sarà necessario un maggiore equilibrio nell’utilizzo dei centrocampisti, ma volevo spostare l’attenzione sul reparto arretrato.
Sappiamo tutti quanto sia estremamente difficile rinunciare a Nesta e/o a Thiago, sono indubbiamente una delle coppie di centrali più forti al mondo, ma sappiamo altrettanto bene che Alessandro è a rischio e il brasiliano non è immune da acciacchi.
In questi giorni si è letto di una possibile cessione di Yepes a gennaio, mentre Sokratis è sparito dagli schermi radar dopo la partita di Cesena nella quale il greco ha rappresentato solo la punta dell’iceberg di una pessima prestazione di tutta la squadra.
Il colombiano è ancora in attesa di esordire in maglia rossonera, il greco ha giocato solo i 90 minuti di Cesena per poi passare da una tribuna ad una mancata convocazione.
Ricordiamoci che lo scorso anno ci vedemmo costretti a schierare Oddo in mezzo alla difesa (magari avessimo avuto a disposizione Yepes) e che Sokratis è un investimento tecnico ed economico da preservare e valorizzare.
Personalmente lo avrei riproposto immediatamente dopo Cesena per dargli fiducia e una immediata occasione di riscatto, invece non vede il campo (e quasi neanche la panchina) da oltre un mese, con il rischio che si possa perdere psicologicamente.
C’è poi la questione Bruno Montelongo, giocatore giovane ma non giovanissimo (23 anni) arrivato in prestito con diritto di riscatto da esercitare entro gennaio.
Il fatto che il Milan lo abbia voluto in rosa per valutarne le capacità, e l’interesse espresso nei suoi confronti da Alex Ferguson, fa sospettare che l’uruguagio abbia delle qualità.
Se si aggiunge che qualche problemino nel settore dei terzini è innegabile, si fa fatica a capire per quale motivo Montelongo non venga mai neanche convocato.
A gennaio o viene riscattato o torna alla base, ci sono due mesi (e 15 partite) a disposizione di Allegri per valutare il giocatore … proviamolo, in modo da evitare di riscattarlo a scatola chiusa o rimpiangerlo se dovesse andare via e poi rivelarsi un ottimo giocatore.
Pubblicato su Mondo Milan Day
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