Gli ultimi avvenimenti relativi a "Calciopoli 2" mi hanno stimolato una riflessione, o meglio ... una curiosità.
Premesso che non ho intenzione di analizzare la questione dal punto di vista giuridico, visto non ne ho i titoli, mi chiedo molto semplicemente con quale stato d'animo la dirigenza nerazzurra abbia vissuto i mesi caldi di Calciopoli.
Ogni santo giorno i media pubblicavano nuove intercettazioni gettando nello sconforto milioni di tifosi delle squadre oggetto di indagine. Immagino le notti insonni di tutti quei dirigenti che, a scandalo appena iniziato, non erano ancora stati tirati in ballo ma sapevano benissimo di aver tenuto determinati comportamenti. Immagino quindi che, viste le risultanze del processo di Napoli, anche Moratti e Facchetti (pace all'anima sua) passassero nottate angosciose per il timore di vedere pubblicate il giorno dopo sui giornali le loro chiacchierate con Bergamo.
Certo che se erano angosciati non lo davano minimamente a vedere (parlo principalmente di Moratti, che Facchetti aveva ben altro a cui pensare). Chi teme di vedersi sbattuto in prima pagina da un giorno all'altro non lancia proclami sulla propria onestà, sul proprio comportamento cristallino ... non ostenta "smoking bianchi" come invece hanno fatto gli interisti in quei giorni con il rischio, oltre ad essere sanzionati come tutti gli altri, di fare una figura di ... diciamo barbina ...
E' un comportamento ben strano, a meno che ... a meno che non avessero la certezza che i loro rapporti telefonici con Bergamo sarebbero rimasti segreti. Naturalmente le ipotesi di complotto verrebbero meno nel momento in cui arrivasse una risposta credibile alla madre di tutte le domande sull'implicazione dell'Inter nella vicenda: "Per quale motivo quelle intercettazioni rimasero fuori dall'inchiesta del 2006?"
C'è poi un altro aspetto da tenere in considerazione, aspetto che sembra finire troppo spesso nel dimenticatoio.
L'Inter era al corrente delle manovre illecite di Moggi dalla fine del 2002. Questo è un fatto certo e assodato. Si può credere o no alla versione di Nucini, si può credere o meno alla versione di Tavaroli, ma che nel 2002 sia stato aperto un "fascicolo De Santis" dal capo della Security di Telecom e Pirelli (Tavaroli appunto) su imput di Moratti è cosa nota e appurata. Naturalmente avere simili notizie e non denunciarle alla procura federale è un reato sportivo, ma da quando si sono svolti i fatti a quando sono emersi è passato parecchio tempo, ed il risultato è stata una archiviazione per prescrizione datata giugno 2007 (aridaje con la prescrizione).
Sembra naturale che con queste premesse venga da pensar male (lo so che si fa peccato, ma spesso ci si azzecca). Qualcuno (la Telecom, quindi Tronchetti Provera, quindi l'Inter) è al corrente dei comportamenti illeciti di Moggi, possiede le tecnologie per intercettare e registrare (lecitamente?) conversazioni telefoniche (e ne ha facoltà in quanto gestore di telefonia), ha facoltà anche di selezionare (volendo) quali conversazioni rendere disponibili agli inquirenti e quali no, ha tutto il tempo (dalla fine del 2002 alla primavera del 2006) per organizzarsi e fare tabula rasa di chi complottava per "vincere facile" (Moggi), ma anche di chi (Milan, Fiorentina e Lazio, ma principalmente Milan) poteva costituire un ostacolo all'egemonia nerazzurra.
Mi si può obiettare che Reggina e Arezzo, anche loro coinvolte e penalizzate, non rappresentassero un ostacolo. E' però anche vero che se nell'inchiesta fossero entrate solo le squadre più forti ad esclusione di Inter e Roma (forse l'unica che, a quanto risulta, non parlava con Bergamo), la cosa avrebbe destato sospetti. Va anche sottolineato che nel corso del processo di Napoli, oltre alle telefonate dell'Inter sono emerse anche quelle di soggetti non implicati nell'inchiesta del 2006 come il Cagliari (Cellino), il Chievo (Campedelli), il Palermo (Foschi), l'Udinese (Spalletti), il Vicenza (Gasparin), l'Empoli (Corsi), il Livorno (Spinelli), tutte posizioni archiviate per prescrizione insieme a quelle di altri soggetti già giudicati e penalizzati nel 2006 come Governato, lo stesso Meani, Bergamo, Pairetto, Mazzei e Lanese. Si ha, quindi, la sensazione che non fossero solo quelle quattro o cinque società penalizzate allora (a parte la Juve che deve considerarsi su un piano diverso) a muoversi illecitamente per "legittima difesa", ma che fosse una pratica comune e generalizzata. D'altra parte lo stesso Bergamo ha sempre sostenuto che "parlava" con tutti.
Di sicuro un'Inter penalizzata di 30 punti nel 2006 come le altre, e penalizzata di qualche punto nel 2007 non avrebbe, per forza di cose, ricevuto l'omaggio dello scudetto "di cartone", non avrebbe avuto mano libera nella campagna acquisti nell'estate 2006 e difficilmente (per usare un eufemismo) avrebbe vinto tutto quello che ha vinto dal 2007 al 2010.
Adesso, per la conferma o la revoca dello scudetto 2006 all'Inter, la palla passa ad Abete, ma visto che sono cadute le premesse per l'assegnazione di quello scudetto ai nerazzurri ci si può aspettare dallo stesso Abete un atto di "coraggio".
In quel documento, tra le altre cose, si dice:
"Gli organi federali possono tuttavia intervenire con un apposito provvedimento di non assegnazione quando ricorrono motivi di ragionevolezza e di etica sportiva, ad esempio quanto ci si renda conto che le irregolarità sono state di numero e portata tale da falsare l’intero campionato ovvero che anche squadre non sanzionate hanno tenuto comportamenti poco limpidi." ... mi sembra un bell'assist per Abete ... se invece lo scudetto 2006 dovesse restare dove si trova (con tutte le macchie che lo caratterizzano, e con tutte le pesanti ombre che gravano anche sugli scudetti successivi) i cugini potranno continuare a fregiarsi del titolo di "marpioni d'Italia 2006".
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