... e per il secondo anno consecutivo il Milan si trova con le mani legate, impossibilitato a muoversi sul mercato, fermo come un megalite di Stonehenge, un immobilismo che ha una doppia valenza negativa.
Questa biennale paralisi sta erodendo le potenzialita della squadra.
I giocatori più dotati sono anche i più datati, tranne qualche eccezione, e il loro altissimo chilometraggio abbassa la tenuta atletica ed alza le probabilità di infortunio.
La poca "profondità" della rosa fa il resto ... come abbiamo visto la scorsa primavera, se saltano due top-players la squadra si squaglia.
Ma il danno tecnico, oltre che nell'immediato, si riverbera anche sul futuro.
Stiamo perdendo opportunità (vedi Dzeko e Krasic) che non solo non consentono un rinforzo immediato del gruppo, ma incidono anche sulle prospettive future della squadra.
E nel frattempo si rinforzano le nostre concorrenti, aumentando il rischio, per il Milan, di perdere posizioni nel "ranking" italiano e, di conseguenza, di perdere l'accesso alla Champions League che è una risorsa determinante sia ai fini dell'autogestione finanziaria che per conservare prestigio e appeal nei confronti di sponsor e giocatori di prima fascia.
E' una situazione imbarazzante nei confronti dei tifosi che rispondono, come nel loro diritto, non rinnovando l'abbonamento e disertando lo stadio.
Ma è una situazione imbarazzante anche nei confronti degli sponsor, che nel momento di stilare i loro contratti con la società avevano in mente una squadra capace di essere protagonista sia in Italia che in Europa, e quindi una squadra in grado di dare visibilità e prestigio ai loro marchi.
A questo proposito vorrei stigmatizzare la boutade di Berlusconi sulla disponibilità a fare una pazzia per un grande campione. Era palesemente in contraddizione con la situazione che stiamo vivendo, e se qualche tifoso l'ha presa sul serio, gli sponsor non devono averla particolarmente apprezzata.
Se siamo finiti in questo vicolo cieco non è colpa del destino, ma ci sono delle responsabilità.
L'amministratore delegato Adriano Galliani, come suggerisce la sua carica, viene delegato dalla proprietà ad amministrare la società, e se i conti sono paurosamente in rosso e, per questo motivo, non è possibile migliorare il tasso tecnico della rosa, è evidente che chi doveva amministrare lo ha fatto male.
La prova è negli undici contratti in scadenza nel 2011 che assorbono tali e tante risorse finanziarie da impedire qualsiasi mossa di mercato.
Giocatori invendibili, tranne pochi casi, sia per l'età che per l'entità degli ingaggi percepiti costringono la società o a prolungare i loro contratti per risparmiare qualche milione (ma fossilizzando la squadra alla propria identità), o a perderli alla naturale scadenza senza avere l'opportunità di monetizzare.
Ma le responsabilità non possono essere addebitate totalmente a Galliani.
La proprietà ha il dovere di vigilare sulla gestione della società , e anche se da qualche anno Berlusconi lancia segnali sulla necessità del club di camminare con le proprie gambe, è innegabile che ci sia stato un improvviso e repentino cambio di rotta.
Nell'estate del 2008 si sono verificate operazioni che solo un anno dopo sarebbero state impensabili come l'ingaggio di Ronaldinho, il ritorno di Shevchenko e l'acquisto di Zambrotta gratificati, tutti e tre, da ingaggi che oggi sarebbero totalmente fuori budget.
Se Galliani ha gestito male, Berlusconi può essere accusato quantomeno di lassismo.
Un attimo prima acconsente alla conclusione di certe trattative, o addirittura (Ronaldinho) le promuove con forza, salvo, un attimo dopo, chiudere improvvisamente i rubinetti cassando l'acquisto di Cissokho e, forse, non intervenendo per sbloccare la trattativa per Dzeko la scorsa estate, e lasciando che Galliani si impantanasse nelle sabbie mobili dei casi Adiyiah e Mancini a gennaio quando sembrava praticabile, con un investimento intelligente, la pista Krasic.
Nel frattempo si prospetta un profondo rosso anche nel bilancio dell'anno solare 2010 ... profondo rosso che, anche se nessuno ne parla, potrebbe costringere il Milan ad operare qualche ulteriore cessione eccellente in stile Kakà.
Vorrei dire un'ultima cosa: sostenere che è comprensibile che Berlusconi riduca i propri investimenti nel Milan per questioni di opportunità vista la sua carica istituzionale e la crisi economica che ha investito il mondo intero è pura demagogia ... perchè altrimenti non si spiega quale sia la differenza tra gli investimenti nel Milan e i 18 mln spesi per uno yacht o i 20 per l'ennesima villa ...
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